Il Marketing non finisce con la pubblicità; l'eco delle affermazioni nell'era dei social media
Qualche tempo fa l'Italia dei social network è stata percorsa dall'ennesimo appello/scandalo alimentare e sociale, coinvolgente in questo caso i diritti delle coppie omosessuali e una nota marca di prodotti alimentari italiana (in particolare di pasta, ma in realtà comprensiva di centinaia di prodotti apparentemente di altre marche ma appartenenti alla stessa holding).
Il motivo dello scandalo è da ricondurre alle affermazioni che il signor Guido Barilla ha rilasciato durante un'intervista a Radio 24, che vi riportiamo qui di seguito:
Noi abbiamo una cultura vagamente differente. Per noi il concetto di famiglia sacrale rimane uno dei valori fondamentali dell’azienda. La nostra è una famiglia tradizionale. Se ai gay piace la nostra pasta e la comunicazione che facciamo mangeranno la nostra pasta, se non piace faranno a meno di mangiarla e ne mangeranno un’altra. Ma uno n
non può piacere sempre a tutti per non dispiacere a nessuno. Non farei uno spot con una famiglia omosessuale, ma non per mancanza di rispetto verso gli omosessuali che hanno il diritto di fare quello che vogliono senza disturbare gli altri, ma perché non la penso come loro e penso che la famiglia a cui ci rivolgiamo noi è comunque una famiglia classica. Tra l’atro la donna, per tornare all’argomento di prima, è fondamentale.
Al di là del proprio parere e della condivisione o meno dell'opinione del signor Barilla (che comunque ha il diritto di scegliere il proprio tipo di campagna pubblicitaria come meglio preferisce, poteva anche volere tutti bimbi biondi – come gli acquirenti hanno tutto il diritto di decidere di conseguenza se acquistare il prodotto o no), la cosa che salta principalmente all'occhio è che evidentemente l'eco mediatica che ha avuto questa affermazione non era stata presa in considerazione dal signor Barilla, che ha commesso una leggerezza non da poco in un'era in cui le notizie rimbalzano alla velocità della luce e vengono amplificate (e talvolta distorte) rimbalzando di bacheca in bacheca.
Il motivo dello scandalo è da ricondurre alle affermazioni che il signor Guido Barilla ha rilasciato durante un'intervista a Radio 24, che vi riportiamo qui di seguito:
Noi abbiamo una cultura vagamente differente. Per noi il concetto di famiglia sacrale rimane uno dei valori fondamentali dell’azienda. La nostra è una famiglia tradizionale. Se ai gay piace la nostra pasta e la comunicazione che facciamo mangeranno la nostra pasta, se non piace faranno a meno di mangiarla e ne mangeranno un’altra. Ma uno n
non può piacere sempre a tutti per non dispiacere a nessuno. Non farei uno spot con una famiglia omosessuale, ma non per mancanza di rispetto verso gli omosessuali che hanno il diritto di fare quello che vogliono senza disturbare gli altri, ma perché non la penso come loro e penso che la famiglia a cui ci rivolgiamo noi è comunque una famiglia classica. Tra l’atro la donna, per tornare all’argomento di prima, è fondamentale.
Al di là del proprio parere e della condivisione o meno dell'opinione del signor Barilla (che comunque ha il diritto di scegliere il proprio tipo di campagna pubblicitaria come meglio preferisce, poteva anche volere tutti bimbi biondi – come gli acquirenti hanno tutto il diritto di decidere di conseguenza se acquistare il prodotto o no), la cosa che salta principalmente all'occhio è che evidentemente l'eco mediatica che ha avuto questa affermazione non era stata presa in considerazione dal signor Barilla, che ha commesso una leggerezza non da poco in un'era in cui le notizie rimbalzano alla velocità della luce e vengono amplificate (e talvolta distorte) rimbalzando di bacheca in bacheca.
